lunedì 6 agosto 2012

Ex

Allora parliamoci chiaro: volenti o nolenti, che tentiamo il tutto per tutto al fine di sfuggirgli, che gli andiamo incontro col mento alzato a mo’ di sfida, o che semplicemente ci muoviamo elegantemente per ignorarlo, il confronto con gli ex è inevitabile. Anzitutto un ex ci sarà sempre: è l’attore del telefilm della prima adolescenza, la bimba con le trecce che passava i compiti alle elementari, il bambino con gli occhi celesti che ha dato uno spintone per difenderci dal prepotente all’asilo, la prima tata, la mamma, il papà, lo spermatozoo, nessuno può dirsi mai il primo o la prima, ché per ciascuno c’è sempre un’entità reale o virtuale che è arrivata nei nostri cuori in precedenza e di cui serbiamo un ricordo di zucchero filato rosa. O un prepotente desiderio di rivalsa. Certo, poi la competizione maschile di norma si esaurisce a chi dura di più e chi ce l’ha più grande, anche se in verità pure gli uomini riescono a sfoderare una serie di variazioni sul tema non da poco: ce l’aveva più lungo? Più largo? Più dritto? Piegato in avanti? Più duro? Impiegava meno tempo per avere un’erezione? Lo teneva su di più? Lo muoveva meglio? E la lingua? Quante volte ti faceva venire con la lingua? E quanti orgasmi avevi? Ma clitoridei, vaginali o uterini? (Ah, voi lo sapete che se arrivate a poter porre tutte queste domande senza essere mollati in autostrada è vero amore, sì?). Ma le donne restano comunque le peggiori, in quanto ad ansia da confronto: io per esempio ho un’insicurezza di fondo, per cui apparterrei al primo tipo in elenco (quella che scappa), ma ho anche una vocina dentro che mi dice che sono una cogliona a provare queste debolezze e quindi mi comporto come al punto tre: con elegante noncuranza. Che vi assicuro è la peggiore, perché l’uomo tende a pensare “be’, non gliene frega niente, meno male, si vede che lei è superiore a queste cose” e finisce per raccontare particolari delle sue “vite precedenti” di cui, onestamente, faremmo volentieri a meno. Ad ogni modo addentrarmi nei campi che noi donne sentiamo come terreno di confronto è una pazzia: le lettrici, se azzardano un minimo di auto-analisi, possono intuirlo, ma temo che non sarebbe lo stesso per i lettori, che rischiano di limitare notevolmente la questione a cose scontate – e consentitemi di dirlo, anche un po’ noiose – come “aveva il culo più sodo? Le tette più grandi? Le labbra più carnose? Ci sapeva fare di più?”. Quindi vi dò giusto un assaggio della follia femminile, accennandovi che una donna si può trovare a fare pensieri come “era più sensuale di me, quando veniva? Sarebbe stata più fotogenica in un video hard? Aveva la clitoride più aderente alle grandi labbra? Stava più simpatica ai tuoi amici? Piaceva di più ai tuoi genitori? Rifaceva meglio il letto? Preparava meglio da mangiare? Rammendava meglio i calzini? Aveva le ginocchia più lisce? Era meno pelosa? I suoi gomiti erano più morbidi? Scorreggiava o implodeva?”. E via, e via in un crescendo di delirio senza fine, tipico del marchio XX.
Io la prima ex con cui ho avuto a che fare era la mia migliore amica, ma devo dire che la storia è durata qualcosa come una settimana e l’unica cosa per cui avrei potuto temere un confronto, vale a dire il primo – e unico- bacio, a me aveva fatto così schifo che l’idea che quel tipo potesse anche solo pensare di fare paragoni tra noi due, quando lui per primo era un disastro totale, non mi ha proprio sfiorata. Col secondo non ho avuto grandi problemi: insomma, la sua ex avrebbe potuto essere anche Angelina Jolie, ma non gliel’aveva data, quindi è stata una mia vittoria a mani basse. Ero talmente gasata da questa cosa, che ho perso totalmente la testa e me lo sono sposato. Càpita. Non a tanti, per fortuna. Il terzo mi ha creato qualche problema: intanto le ex erano tante e di una varietà notevole, dalla tardona che se lo è preso da adolescente e se l’è tirato su a colpi di ventre, alla ragazzina di dieci anni più giovane che si è lasciata introdurre alle gioie dell’età adulta come una Eliza dal suo Pigmalione. Tutte lo avevano lasciato, tracciando ciascuna in lui un solco indelebile di dolore e sofferenza, che io onestamente, nonostante le sue rassicurazioni “tu sei completamente diversa”, continuavo a vedere come tacche di conquista marchiate a fuoco delle altre. Capirete che l’unico modo per non essere da meno e mantenere lo stesso standard cui era abituato, era lavorare di cesello un altro solco, profondo tanto quanto gli altri (ognuno ha il terreno di confronto che si merita: se un numero non ben definito di donne aveva deciso di troncare, un motivo ci sarà stato. Sarebbero cose da sapere per tempo, comunque diffidate dei multi-lasciati). Il quarto (già quattro: che troia) era amico di tutte le sue ex. Ecco anche qui per le lettrici potrei fermarmi, ché già ho comunicato quanto basta, ma per rispetto nei confronti di voi maschietti – e maschioni – proseguo un po’ oltre. Il quarto era amico di tutte le sue ex, le quali erano a loro volta tutte amiche della di lui madre su facebook, la quale non poteva vederle mentre stavano col figlio, salvo poi iniziare a venerarle, rimpiangerle e decantarne le qualità nel momento esatto in cui diventavano ex e venivano rimpiazzate. Devo aggiungere altro? Devo davvero esplicitare che l’invincibile ex qui in azione era la genitrice? Sonora sconfitta per inevitabile KO tecnico. Fuggite, donne, da un uomo che si sente al telefono con la mamma quattro volte al giorno, otto nel weekend: non si può competere contro la donna che per prima gli ha scappellato l’uccello e gli ha infilato una tetta in bocca.
Certo, con gli anni i confronti si sentono meno e anche la donna più insicura raggiunge una certa dose di confortevole consapevolezza, grazie alla quale è veramente ed intimamente conscia anzitutto del fatto che tutti abbiamo un passato, prima fondamentale nozione, e che ciò che davvero conta è solo il presente: se il tuo presente sono io, è grazie a tutto il tuo passato. E poi col tempo impariamo anche a conoscere noi stessi e i nostri punti di forza e riusciamo a contare più su quelli, che non a temere le nostre lacune: insomma, sappiamo quali sfide affrontare e quali eventualmente lasciar perdere, perché l’esperienza ci ha resi coscienti di noi stessi.
Quindi in conclusione no, Amore, non te lo faccio il tiramisù perché sarebbe una sfida persa in partenza. In compenso, però, ti farò un pompino.

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