Una notizia è qualcosa che fa vendere il giornale. Né più, né meno.
Può essere un’informazione di servizio, di quelle che dicono al lettore cosa funziona e cosa no, che denunciano i disservizi, che mettono in guardia i cittadini; può essere un fatto di cronaca, ma uno morboso, scabroso, meglio se ha come protagonista un personaggio noto o uno con cui il pubblico si possa identificare per negazione, che susciti le emozioni più profonde di indignazione: i rancorosi anatemi contro il mostro, il consolatorio pietismo (quello ben mascherato dalla più nobile compassione) e il più becero moralismo di bassa lega, quello che ci fa sentire migliori degli altri e che ci regala l’alibi per giudicare tutto e tutti, tranne noi stessi. Oppure può essere la gloria. Meglio se promessa, intravista, ma non ancora agguantata: quella che soddisfa la nostra brama di quindici minuti di notorietà, mostrandoci il figlio della ragazza acqua e sapone della porta accanto (perché la ragazza della porta accanto da sola, non basta più), che quasi quasi ce l’ha fatta.
Può essere un’informazione di servizio, di quelle che dicono al lettore cosa funziona e cosa no, che denunciano i disservizi, che mettono in guardia i cittadini; può essere un fatto di cronaca, ma uno morboso, scabroso, meglio se ha come protagonista un personaggio noto o uno con cui il pubblico si possa identificare per negazione, che susciti le emozioni più profonde di indignazione: i rancorosi anatemi contro il mostro, il consolatorio pietismo (quello ben mascherato dalla più nobile compassione) e il più becero moralismo di bassa lega, quello che ci fa sentire migliori degli altri e che ci regala l’alibi per giudicare tutto e tutti, tranne noi stessi. Oppure può essere la gloria. Meglio se promessa, intravista, ma non ancora agguantata: quella che soddisfa la nostra brama di quindici minuti di notorietà, mostrandoci il figlio della ragazza acqua e sapone della porta accanto (perché la ragazza della porta accanto da sola, non basta più), che quasi quasi ce l’ha fatta.
Alle poste: di quattro sportelli, ne funziona solo uno, causando code chilometriche? Ottima notizia: se mi è andata storta la giornata, questa mi fornisce un colpevole con cui prendermela. Anche se in posta non ci sono andata, perché tanto “in questo paese funziona tutto così: male”.
La gente parte per le vacanze e abbandona il cane in autostrada? Roba da almeno un editoriale, per non mancare di dare l’occasione di scuotere la testa, in segno di disprezzo verso esseri umani tanto biechi e tanto diversi da noi, che invece siamo gente per bene.
Il padre che dimentica la neonata in auto, poi, è una signora notizia: Una notizia così ci permette di trovare un metro di paragone, che ci fa sentire migliori per settimane intere. “Ma come si fa, ad essere così?”, “Non avrebbe mai dovuto avere figli”, “Dovevano dimenticarci lui, dentro la macchina”, “Uno così, non merita di vivere,”.
Sì, davvero molto migliori.
(Non scuotete la testa, come state facendo adesso: la metà di voi, che sta spianando la strada ad un improvviso attacco di cervicale acuta con un convinto cenno di sì, non è diversa dall’altra metà, quella che sta svitando Atlante, agitandosi in un secco no. Entrambi i movimenti in cui avete impegnato il vostro capo in questo momento nascono dallo stesso principio, che è sotteso all’identificazione per negazione di cui sopra: chi dice sì, ha messo a fuoco il meccanismo, ma lo sta attribuendo esclusivamente agli altri, pensando di esserne immune, pensando “uh se ne conosco, di gente che fa così” e sottintendendo “io sono diverso, sono migliore”; chi dice no, invece, pensa “non è vero, non è vero che reagiamo così”, ma in realtà l’ha individuato anche lui, il meccanismo, e non vuole ammettere con se stesso di aver riconosciuto quell’atteggiamento come proprio).
Non c’è amore, con la A maiuscola, né compassione, quella etimologica: non c’è tempo, non c’è spazio per queste cose nel corso della giornata, mentre diamo una svelta scorsa al quotidiano sorseggiando veloci il caffè, mentre navighiamo col telefonino sulle ultime notizie in coda verso l’ufficio (o a casa mentre cerchiamo annunci di lavori improbabili), né tantomeno davanti al telegiornale la sera, stanchi, mentre l’unico desiderio che abbiamo è quello di annullarci.
“Questo è ciò che fa vendere. È la natura umana”, mi dicono quando chiedo perché dobbiamo sottostare a queste regole: perché debba essere tutto una questione di vendere e comprare, innanzi tutto? E poi perché dobbiamo dare al lettore notizie che provocano queste reazioni, che non gli permettono di svincolarsi da queste catene di sentimenti bassi, dal voyerismo morboso, dalla curiosità della morte violenta vista da lontano e che risulta, quindi, asettica?
Perché non è notizia di servizio, avvisare se un chiodo sporge pericolosamente da un muro prima, prima che un bambino ci lasci un occhio? Perché la moglie violentata dal marito, sì, mentre la donna sostenuta dal proprio compagno a muovere i primi passi in un’attività autonoma e creativa, che le permetta di realizzarsi oltre alla famiglia e ai figli, no? Perché gli immigrati ammazzati a colpi di spranghe valgono la pubblicazione, mentre la bambina orfana del Burundi, che è stata presa in affido da ben due famiglie locali non lo è?
“È la natura umana: la gente vuole sentire questo”, mi dicono. Be’, sapete cosa c’è? Che la gente sono io e a me non piace sentire questo! E meno ancora mi piace l’idea che voi altri, personaggi che diffondete il sapere, che decidete cosa noi da questa parte della barricata vogliamo o non vogliamo sentire, abbiate plasmato l’informazione su questa visione distorta dell’essere umano: se “la gente vuole sentire questo” è perché questo è quello che le proponete costantemente, perché non c’è alternativa da così tanto tempo, che nessuno la cerca più.
In un film che mi è piaciuto molto c’è un dialogo, un rapido e concitato scambio di battute, che mi è rimasto in testa:
- La gente è così assetata, che in mancanza dell’acqua beve la sabbia.
- No, la gente beve la sabbia, perché non capisce la differenza.
Ed è così vero. Ma c’è un assunto fondamentale, che dovremmo ricordarci sempre:
Ed è così vero. Ma c’è un assunto fondamentale, che dovremmo ricordarci sempre:
la gente impara, se gliene si dà la possibilità.
(y)
RispondiElimina<3
THE <3
Eliminami è piaciuto molto il pezzo e condivido il tuo pensiero (la mia testa è comunque rimasta immobile, giuro)
RispondiEliminaGggiura.
Elimina