lunedì 9 gennaio 2012

Sul giornalismo (parte prima)

- Vedi (ti do del tu, dammi del tu) a noi interessano le persone: qualcuno che abbia un vissuto particolare, ma con cui gli altri possano identificarsi.
Principalmente la nostra attenzione va alle persone: una storia che gli altri vogliano sentire, capisci?
Noi vogliamo occuparci delle persone, che abbiano alle spalle esperienze significative, che i lettori possano sentire vicine, mi sono spiegato?
Adesso vai, prova, buttati!

-  Dunque, intorno all’ora dell’uscita dalle scuole superiori, per la tratta dal capoluogo a dove abito io hanno messo altre due corse dell’autobus, oltre a quella prevista: la prima è così piena, che salta le fermate; la seconda li raccoglie tutti, ma i ragazzi viaggiano in piedi attaccati alle porte e sono costretti a tenere i finestrini aperti con qualunque tempo, perché non c’è aria a sufficienza per tutti;  la terza è sempre vuota e si chiama “corsa blu” per il colore del bus, che è antidiluviano: l’interno puzza costantemente di gas di scarico, come se ci fossero delle perdite, e i sedili sono letteralmente a pezzi, tanto che la gomma piuma è costantemente esposta ed i rivestimenti in pelle fatiscenti. Vede, insomma, assolutamente anti-igienica.

-  (dammi del tu) Qualcuno si è ammalato gravemente?

- Non che io sappia.

- Allora non è una notizia.

- Ma sono per lo più ragazzi, che vivono questo disservizio quotidianamente per anni. Sono persone. Con esperienze.

- Ma qualche ragazzo sta male?

- A volte, forse, ma non so. No.

- Allora non è una notizia. Che altro?

- Mh. Ultimamente  ho notato un fiorire di mamme di età diverse che, vedendosi precluso il mondo del lavoro, si inventano una professione, basata esclusivamente sul proprio estro creativo e  sull’esigenza di gestire il proprio tempo, secondo il bisogno personale: chi a costo zero, utilizzando materiali di riciclo, chi dando fondo agli scatoloni nella cantina della nonna, altre con mezzi più specialistici, uniscono fantasia e manualità per creare oggetti di artigianato, che poi vendono come Opere dell’Ingegno, sfruttando le possibilità comunicative della rete. Insomma, capisce, escluse a priori dalla sempre più ristretta cerchia di chi ha uno stipendio, si sono rimboccate le maniche cercando di guadagnare attraverso ciò che producono, gestendo in autonomia il tempo e gli spazi professionali.

- (dammi del tu) E allora?

- Allora… sono persone. Che hanno una storia. Con cui il lettore si può identificare.

- Ma sono state maltrattate?

- Non mi risulta, non credo, no.

- Allora non è una notizia.

- Ma sono persone. Una storia.

- Qualcuno le picchia?

- Non me l’hanno detto, no.

-Allora non è una notizia.

-…

- Poi?

- Ci sarebbe un centro d’accoglienza profughi, dove vivo io. Sono una decina di profughi di Lampedusa, due dei quali –padre e figlia- sono rifugiati politici. In Libia erano prigionieri politici, hanno vissuto in carcere e sono riusciti a fuggire durante le prime rivolte. La bimba va a scuola, si e integrata subito, ha imparato la lingua in due settimane, è stata data in affido a due famiglie locali. Pensavo, visto quello che è successo a Firenze, che potrei scrivere di come vivono qui, che rapporto hanno con la cittadinanza.

-  Ma sono stati maltrattati?

- Qui? No.

- Allora non è una notizia.

- Ma sono persone! Sia i profughi che i cittadini. Persone, vissuto. Ha sentito della bimba!

- (dammi del tu) Qualcuno la picchia?

- No!

- Allora non è una notizia. Altro?

- Ci sarebbe la storia del direttore di quel quotidiano, che la ragazza va a cercare persone, storie: il direttore chiede, lei gira, intervista, trova storie e persone.
Se TU ti alzi dalla scrivania e TU vieni un attimo più vicino a me, questa diventa una notizia.

4 commenti:

  1. bellissimo Clara, i mie complimenti!!!

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  2. Ti ringrazio :) Non devo più spiegarti che ne è stato dell'articolo, vero?

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  3. Interessante! Ma poi com'è andata? S'è alzato? L'hai maltrattato? Qualcuno almeno l'ha picchiato? No? Allora non è una notizia...

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