martedì 4 giugno 2013

Dono

Il bancone di un negozio è una vetrina sull'umanità: ogni giorno ti sfilano davanti persone e masse, vizi e virtù, presenze e assenze e, se sei osservatore attento, ciscuno ti regala il suo dono unico e prezioso. Per un tipo come la qui scrivente Clara, che rabbia e incazzatura bisogna tirargliele fuori con le pinze chirurgiche e che per natura trova un abominio provare antipatia per qualcuno, un gran regalo è quando arriva Lo Stronzo: quello che entra e non saluta, gli dici "Buongiorno" e non saluta, esce e non saluta, gli urli "Grazie e arrivederci!" e non saluta. Sì, perché uno così non puoi proprio evitare che ti stia sulle palle e, il fatto di non riuscire a scambiarci neppure un fiato, solleva dall'altrimenti inevitabile senso di colpa per l'energia negativa inviatagli. In materia di rivalutazione delle dinamiche personali familiari, aiutano invece quelli che (la stragrande maggioranza) dicono "faccio solo un giro" e li vedi frugare ogni angolo e ogni rettilineo, toccare laqualunque, raccogliere qua e là indifferentemente oggetti grandi e piccoli, colorati e neutri, per la cucina, per il bagno, per la camera, per il giardino, per il salotto, per il patio, per poi uscire senza acquistare nulla, lasciandosi alle spalle una devastazione che neppure Attila re degli Unni. Sì, perché gentile clientela, non illudetevi con la solita scusa scaricabarile che "io mollo tutto dove mi pare perché c'è chi è lì pagato per mettere a posto i miei casini", perché questa non è altro che una giustificazione inconstistente del vostro molle abbandono, del vostro senso di rivalsa su una mandria di figli che avete mal educato e vi seminano i pavimenti di panni zozzi e puzzoni (ché "il cesto della biancheria è troppo lontano e poi ha il coperchio da alzare e riabbassare ed è una faticaccia e poi comunque chissà come un modo per buttarsi in lavatrice lo trovano perché poi io addirittura li ritrovo già piegati nei cassetti"), di una madre che ha cercato di ben educarvi, ma vi dava l'assillo mettendovi i calzini della palestra sotto al cuscino, per farvi capire come la naturale evoluzione biochimica di un prodotto a un passo da una putrefazione, si possa prevenire grazie ad un semplice gesto, o ancora di una moglie che trascorre le sue giornate a non far altro che spendere i soldi che voi soli portate a casa, stanchi, disfatti, nervosi, frustrati, e quindi "che almeno si dia da fare in casa, 'sta zecca sanguisuga", ma tanto niente, perché ha assunto una colf. Quindi cari, quando lasciate traccia del vostro passaggio come l'undicesima piaga d'Egitto, sappiate che, per dirla con parole certamente condivise da ogni capo/proprietario di questo mondo, noi attendenti siamo pagate per 1) vendere 2) vendere 3) vendere 4) vendere eccetera finché non è finito anche l'ultimo tassello che tiene su i bancali; non per farvi da balia, non per correre dietro alla vostra diseducazione o alle vostre piccole ripicche da serial killer in erba (un classico, che ha un oggetto del suo odio, ma anziché prendersela con quello si sfoga su dei simulacri). "Quindi scusa, di quale rivalutazione personale familiare parlavi sopra?", vi starete domandando, se non vi siete persi nel frattempo... be', la rivalutazione delle energie spese durante le quotidiane infinite battaglie con mio figlio, atte a renderlo in futuro un adulto forte e indipendente, che non abbia bisogno di appoggiarsi continuamente a qualcuno e che non vada in cerca di una compagna-serva, una commessa-serva, un'amica-serva, per ricreare il rapporto malato con una madre-serva. Che poi gli individui che si rendono inconsapevolmente servi di altri, ahimè, lo fanno nel manipolatorio tentativo di rendersi indispensabili, guidati dalla paura di restare soli. Ma questa è un'altra storia. Poi ci sono quelli che entrano, ti salutano, ti illustrano perché sono venuti da te, si servono e pagano, il tutto nel giro di tre minuti e dodici: i Bolt dello shopping, che io resto lì basita con la salivazione azzerata dall'immensa ammirazione per cotanta sicurezza , concretezza, pragmatismo, capacità decisionale e conoscenza delle proprie esigenze. TA-TA-TA: pensato-detto-fatto. Un regalo notevole, ricordarmi che esiste la possibilità di sapere esattamente ciò che si vuole e di agire per ottenerlo. Per contro, opposti e complementari, arrivano anche i bradipi confusi, ossia i tipi che esordiscono come gli Unni, ma con un interrogativo finale che fa la differenza: "Faccio un giro?". E lì è la fine. Insomma, se tu chiedi a me se è il caso o meno che tu faccia un giro, io già mi prefiguro svolgimento e finale della tua visita: entri indeciso, ti soffermi un tempo indefinito e incredibilmente dilatato - tanto che arrivo a un punto che mi ero persino dimenticata che tu ci fossi - e poi esci a mani vuote, camminando all'indietro e lanciando ultimi sguardi colmi di rimpianto a tutto ciò che non hai comprato, dubbioso e titubante fino all'ultimo, quando abbandoni il moto a granchio e scompari nel negozio accanto (ove verosimilmente ripeterai quanto sopra). E loro appunto mi riprongono il dilemma della scelta procrastinata all'infinito, della perenne indecisione, del tempo perduto in un limbo cosmico, energie e giornate buttate nel cesso, e allora penso: "wow, c'è anche chi è messo peggio di me". E per qualche ora ritrovo una sorta di spinta decisionale, un moto indirizzato all'azione. E infine vi è il dono più gradito, che ti resta dentro come linfa, che diventa parte di te, del tuo tessuto, che attraverso gli occhi del cuore diventa nutrimento per i corpi tutti e per l'anima intera: sono gli individui che entrano per farsi una coccola e ti permettono, in questo modo, di far loro un bene che fa bene anche a te. E costoro meritano un esempio particolare e non una generalizzazione. Ieri pomeriggio è entrata una signora: un'età indefinita tra i sessanta e i settanta, una donna-moglie-mamma senza tempo, né alta né bassa, ma grassoccia quel tanto da risulatare tracagnotta; la tinta casalinga con la ricrescita a vista, instabile sulle gambe, dura d'udito. È entrata senza salutare e ha iniziato a girovagare apparentemente senza meta, contemporaneamente a una coppia che ha detto buonasera e ha chiesto il mio aiuto e, quindi, ho rivolto loro la mia attenzione, trascurando la signora errante che, di quando in quando, spuntava dietro un espositore o un altro. Passata almeno una mezz'ora buona, dieci minuti a sentirla armeggiare con le tende senza vederla, le sono andata incontro, confesso, più per paura che facesse dei danni, che non per volontà di attenderla. L'ho trovata china, curva sulle superofferte-due-confezioni-cinqu'euro, mentre cercava contemporaneamente di passare in rivista ogni modello possibile, per scegliere quello più giusto, e di trattenere i sacchetti che le fermavano la circolazione ai polsi e che le cascavano da tutte le parti. Circa dieci minuti li abbiamo trascorsi ad aprire insieme tutte le confezioni e io ancora pensavo "tutto questo tempo per cinque euro", ma con vergogna perché c'era qualcosa nei suoi occhi di piccola dolce signora tracagnotta ipoudente con la ricrescita, una limpidezza di bambina provata da preoccupazioni più grandi di lei, ma che non le hanno rubato la capacità di gioire e meravigliarsi delle piccole cose. E intanto mi chiede scusa per il disturbo mille volte e mi spiega che non vuole spendere tanto perché, alla sua età, di cose per la casa ne ha, ma ha anche tanta voglia di cambiare e trovare esattamente quello che desidera in quel momento e non prendere tanto per prendere. Mi chiede consigli su cosa starebbe meglio in casa sua e ridiamo insieme, perché però io non lo so, signora, com'è casa sua. Poi prende un'altra tenda per un'altra camera, perché le piace la forma, anche se il colore no e le dico guardi, signora, che ci sono anche altri colori e lei mi dice grazie mille volte, perché è anche ipovedente e gli altri colori non li aveva trovati. Adesso è la volta dei tappeti, perché ha proprio deciso di rinnovare le stanze, con pochi piccoli tocchi significativi e pochi piccoli euro e allora via, a srotolare tappeti di ogni dimensione e colore per altri dieci minuti e lei ne vorrebbe due uguali, ma due uguali non ci sono per cui ne cerchiamo due che stiano bene insieme. Infine vede le farfalline magnetiche per tenere sollevate le tende, ma ci sono tanti colori e lei vorrebbe trovare esattamente quello che sta meglio con quelle che ha scelto prima e allora cinque minuti, con i fiori e le farfalline rovesciate sul bancone, posate una ad una sul tessuto per scovare l'abbinamento giusto. Poi mi chiede del lenzuolo sotto con gli angoli fucsia che le piace tanto, ma fa i conti e dice che forse è meglio un'altra volta. Quanto fa? Sono 21, signora. Non può fare 20? Ci provano tutti, ma lei ha un tono diverso e quello sguardo... Va bene. La ringrazio! - e s'illumina – Altrimenti avrei dovuto lasciare una farfallina, perché mi sono rimasti solo 20. Ecco, questi sono quelli che ti restano dentro come linfa, diventano parte di te, del tuo tessuto, che attraverso gli occhi del cuore nutrimento per i corpi tutti e per l'anima intera: sono gli individui che entrano per farsi una coccola e sono una benedizione per l'umanità intera, perché quando non c'è più la voglia di farsi una coccola, nulla vale più la pena.