giovedì 5 luglio 2012

A Tribute to.

Una mia insegnante una volta mi disse: “La più grande menzogna dell’umanità è che gli uomini sono tutti uguali, perché è in questo modo che si nega a chi è diverso di aver gli stessi diritti degli altri”.

Pregiudizi razziali.
Che differenza c’è tra dire “I Rumeni sono stupratori” e “I veneti sono gran lavoratori”? Nessuna. Ogni forma di tabù è solo un pregiudizio che sottende all’intolleranza.
Umore Maligno ha letto un intero post col quale portava l'attenzione sul razzismo, impersonando in ogni battuta il razzista Doc di fronte ad una platea di Nigeriani e Senegalesi alti come sequoie e spessi come baobab (o è il contrario? Boh, ‘sti alberi son tutti uguali) e non solo nessun satiro è stato maltrattato durante le riprese, ma al termine dello spettacolo una fan fedelissima è addirittura stata avvicinata da uno di questi oscuri spettatori – “avvicinata” di quel tot di decimetri che l’evidente eccitazione dello spettatore permetteva – per una fusion intercultuale.
E in tutto questo la cosa più figa non è stata che quella trentina di extracomunitari ha capìto che quello che si stava facendo era la parodia del razzista-benpensante, bensì sentire la ragazza che tentava di spiegare all’Africano diffidente che “No, non è che non ti voglio perché tu sei nero: è perché io sono lesbica!”.

Omosessualità e dintorni.
Che poi la rivolta del Vaticano potevo anche capirla, ma una sfilza di politici di sinistra che accusano di istigazione alla violenza è ai confini della realtà.
(Un omosessuale e due donne. Avete notato come chi si sente parte di una minoranza bistrattata si erga a difensore di tutte le altre minoranze bistrattate? Cristallizzandole così facendo nella definizione di “minoranza bistrattata”. Gli omosessuali difendono i disabili, i disabili difendono le donne, le donne difendono i parlamentari, i parlamentari difendono Sara Tommasi e Sara Tommasi difende gli alieni. Chissà forse prima o poi gli alieni difenderanno Balotelli).
Comunque a proposito di minoranze e ciellini mi sono ricordata di un episodio già raccontato altrove, ma che mi fa piacere rispolverare di tanto in tanto, ossia quando il mio bimbo ha voluto farsi il foro al lobo per mettere l’orecchino e siamo andati dalla gioielliera che gli ha risposto “Io non faccio il buco a un bambino maschio”. E il papà e la sua compagna – pie persone che vanno a messa ogni domenica, a meno che non ci sia la partita o l’appuntamento dall’estetista –, che sostenuti dai nonni paterni - comunisti tutto d’un pezzo, zoccolo duro di Botteghe Oscure che tengono strette nel pugno alzato la loro baby pensione e le chiavi delle case acquistate con la liquidazione dei durissimi anni da statali - recitavano il mantra “Orecchino e codino fanno bambina di bambino”. E i compagni di scuola che non si erano neppure accorti della piccola differenza, ma ci hanno pensato le mamme, a farlo notare: “Hai visto? Ha l’orecchino come le femminucce” e via, tutte le bimbe a prenderlo in giro.
- Ma anche fosse gay, ma quale sarebbe il problema?
- Gay non va bene.
- Ma non va bene cosa? È la sua vita, mica la tua.
- Se tu sei d’accordo che diventi gay, poi per forza che diventa gay.
- Ma guarda che non è come studiare da avvocato: “Mamma, da grande voglio fare il gay, tu che dici possiamo permettercelo o serve la borsa di studio?”.
- Ma lo sai che in Giappone hanno studiato il gene dell’omosessualità e stanno creando un vaccino?
- Ah, sì? Prima o dopo le radiazioni di Fukushima?
- Non gli fai neanche guardare il calcio: già vive con te che sei una donna, balla i Chemical Brothers, se poi gli permetti di farsi crescere i capelli e mettere l’orecchino…
- …e gli piacciono pure le Subaru, che ti devo dire: è sulla buona strada per diventare un tamarro!
- Se si trasforma in un gay, non diventerai mai nonna e…
- …e se si trasforma in un lupo mannaro, farà i miliardi con Twilight.
- Vabbè, non si può ragionare con te.
- Minchia con te invece ci fanno i simposi.
(Eh sì, questo io me l’ero sposato).


Disabilità psicofisiche.
E adesso mi accusano di essere una che istiga all’odio nei confronti del diverso. Gente che nemmeno ammette l’esistenza del diverso!
Questa mattina sono andata al patronato per compilare la mia prima dichiarazione dei redditi. Modello Unico, in realtà, perché non avendo un datore di lavoro eccetera eccetera.
Dire che al 5x1000 non avevo proprio pensato sarebbe impreciso: la verità è che mi ero concentrata solo sul NON devolvere l’8 alla Chiesa Cattolica (proposito che ho mantenuto) e non avevo fatto mente locale su quali avrebbero potuto essere le opzioni per il 5. Ad ogni modo non è stato difficile: non appena la ragazza mi ha chiesto cosa volessi farne mi è subito venuta in mente la mia amica con il suo piccolo e ho detto in tutta tranquillità “Famiglie SMA”.
Famiglie SMA sostiene i genitori, i fratelli ed i parenti tutti di quei bambini che nascono affetti da atrofia muscolare, una malattia degenerativa ed invalidante che impedisce alla muscolatura di formarsi - e se non fosse già chiaro così, vi ricordo brevemente che ad esempio il cuore è un muscolo-. Avere un bambino affetto da questa patologia significa avere a che fare un bambino che ha esattamente le stesse aspirazioni, gli stessi desideri, gli stessi capricci di ogni altro bambino sano, ma che è fisicamente impossibilitato a vedere realizzate le più semplici velleità, come andare in bicicletta o sull’altalena. E significa tenere sempre presente che se in famiglia ci sono altri cuccioli che non sono malati, non è giusto tarpar loro le ali per evitare che le suddette ali suscitino l’invidia di quello che non può volare. E significa essere sempre forti e pronti al peggio, ma al tempo stesso saper gioire e sperare nel meglio. E significa guardarsi dentro e trovarsi faccia a faccia con le nostre peggiori paure e insegnare a tutti i piccoli a fare lo stesso. Ma per poter vivere – non sopravvivere – a tutto questo, l’unica via possibile è accettare che abbiamo dei limiti. Tutti.
Il limite dei genitori è il senso di colpa: è colpa mia, colpa tua, colpa nostra se il nostro patrimonio genetico non è stato perfetto, ed è un limite che rischiano di non superere mai, perché mai lo riconosceranno. Il limite dei fratelli è le gelosia, unita indissolubilmente al senso di colpa: sono geloso perché mio fratello, mia sorella malata hanno le attenzioni di mamma e papà, e allora sono cattivo perché sono geloso di mia sorella, mio fratello malato. Insuperabile, perché non lo riconosceranno mai. Il limite dei nonni è lo stesso dei genitori, ma moltiplicato per due generazioni. Insomma, il limite del sano, è il malato.
E il limite del malato è di essere malato. Sì, perché signori, essere malati è un limite. Un patrimonio genetico imperfetto è un limite. Se non ho le gambe, ho un limite. Se non ho le braccia, ho un limite. Se non ho un percorso cognitivo come la maggioranza degli individui che mi circondano, ho un limite. Oggettivo. Perché la società è costruita a proprio uso e consumo da una maggioranza che si riconosce come “normale”, cucita sulle esigenze e sulle capacità della maggioranza stessa e chi si discosta da questa maggioranza ha un limite nell’inserimento nella sua società.
Ma questa cosa non si può dire: è tabù, è vergogna, è peccato, è offesa, è discriminazione, è reato. Quando in realtà è solo un re nudo, cui viene fatto credere di essere vestito.
È amore questo? Convincere qualcuno che può fare le stesse cose che fanno gli altri, perché “è normale”, anziché aiutarlo a capire cosa può fare e cosa no, perché non è normale, ma è perfetto così com’è? È socialmente accettabile lasciare intendere ad un piccolo individuo sin dai primi giorni di vita che la normalità è l’idea da perseguire, perché la diversità è un male impronunciabile che va negato? È così spaventoso creare individui semplicemente consapevoli di essere diversi, che non cercano di omologarsi al resto, ma che trovano la propria strada e il proprio mezzo per percorrerla?

Diverso è solo diverso: siete proprio voi a renderlo sinonimo di sbagliato.