giovedì 21 giugno 2012

C'era una volta.

- C’era una volta un giovane di nome Lorenzo che andò dal padre e gli disse: “Papà, io me ne vado lontano e non tornerò più. Questo mondo che avete creato voi a me non piace, mi sta stretto: è ingiusto, è malato, è repressivo, è scorretto, è vendicativo, è gretto, è falso, è asfissiante, è sbagliato, è insufficiente, è insoddisfacente, è artefatto. È una realtà che mi è stata imposta ed io non l’accetto. Non voglio farne parte, non voglio collaborare con essa, non voglio darle le mie energie, non voglio darle la mia vita, non voglio darle la mia morte”.
A nulla valsero le suppliche e le minacce del padre: il ragazzo prese alcune delle sue cose, salutò tutti e partì, sotto lo sguardo attonito, disperato e ancora incredulo dei suoi affetti. Giunto alla fine della strada il ragazzo s’incontrò con una ragazza, che portava con sé due valigie ed uno zaino: i due si guardarono per un istante che parve loro eterno, ma che sfuggì completamente agli sguardi di chi ancora li stava osservando, ormai da lontano. Alla fine del quartiere si incontrano con altri sei. Alla fine del paese erano ventisette.
I media parlarono per giorni dei settantaquattro tra ragazzi e ragazze che nella stessa mattina, nella stessa regione, avevano salutato le famiglie dicendo che era per sempre: i più ipotizzarono un suicidio di massa, molti avvallarono la teoria della setta satanica, qualcuno azzardò l’ipotesi di un nuovo gioco erotico, un paio di complottisti insinuarono il dubbio che fosse una manovra di terrore pianificata da estremisti, che ben presto l’avrebbero rivendicata. Qualcuno disse che aveva sentito dire dal fidanzato della cugina della sorella della cameriera che aveva servito un bicchiere di acqua gassata non fredda ad uno dei ragazzi scomparsi, che il gruppo aveva deciso di uscire dalla società costituita, per fondare una nuova comunità naturale senza regole stabilite a priori, senza gerarchie, senza preconcetti, dove ognuno potesse essere finalmente davvero se stesso, nel rispetto della propria natura, ovunque questa natura li conducesse. Ma capite bene che questa fu la pista meno accreditata: nessuno avrebbe potuto essere così folle.
Poi ci fu l’ondata di caldo, con i consigli del medico (non uscite a mezzogiorno, bevete molta acqua, non mangiate pelliccia di marmotta), arrivò una serie di furti in villa, un paio di genitori uccisero i figli, qualche extracomunitario forse violentò un’anziana, la medusa killer, la protesi killer, l’afa killer, il marciapiede killer, la coccinella killer, il tormentone killer e altre notizie golose, e la vicenda dei settantaquattro fu dimenticata.
- Non m’importa ciò che dici, nonno Enzo: io me ne vado lontano e non tornerò più. Questo mondo che avete creato voi a me non piace, mi sta stretto: è ingiusto, è malato, è repressivo, è scorretto, è vendicativo, è gretto, è falso, è asfissiante, è sbagliato, è insufficiente, è insoddisfacente, è artefatto. È una realtà che mi è stata imposta ed io non l’accetto. Non voglio farne parte, non voglio collaborare con essa, non voglio darle le mie energie, non voglio darle la mia vita, non voglio darle la mia morte.